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MONISMO DEL RICCIO O PLURALISMO DELLA VOLPE?

«πολλ’ οιδ’ αλωπηξ, αλλ’ εχινος εν µεγα» ovvero «la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande». Così recita un frammento di Archiloco, probabilmente il poeta greco più antico di cui si abbia notizia. Il verso riassume in poche battute la morale classica che sta dietro la favola La volpe e il riccioE chi l’abbia letta o ascoltata almeno una volta ne ha probabilmente tratto questo insegnamento: la volpe, nonostante gli infiniti e astuti mezzi di cui dispone, non può nulla contro l’unica grande arma di difesa del riccio.

Tutt’altra lettura ne dà Isaiah Berlin, uno dei più grandi pensatori del Novecento, il quale ha intitolato Il riccio e la volpe uno dei suoi saggi più famosi. Uomo di frontiera e dall’identità multipla, ebreo, russo di nascita, inglese d’adozione, Berlin rispecchia l’immagine del vero “saggio”. Trasferitosi ancora bambino da Riga, enclave in cui gli zar avevano concentrato la minoranza ebraica, a San Pietroburgo, fu testimone della Rivoluzione bolscevica, in seguito alla quale fu costretto ad abbandonare il Paese all’età di undici anni. Visse il resto della sua vita tra Gran Bretagna, studiando e insegnando a Oxford, e Stati Uniti, come inviato per conto del governo britannico alle ambasciate di New York e Washington (oltre che a Mosca).

Berlin riprende il verso di Archiloco per caratterizzare e dividere in due gruppi gli scrittori e i pensatori più famosi della storia. Tra questi ci sono i “ricci” come Platone, Lucrezio, Pascal, Hegel, Dostoevskij, Nietzsche, Ibsen, Proust, i quali «riferiscono tutto a una visione centrale, a un sistema più o meno coerente e articolato, con regole che li guidano a capire, a pensare e a sentire – un principio ispiratore, unico e universale, il solo che può dare un significato a tutto ciò che essi sono e dicono». Ci sono poi le “volpi” come Shakespeare, Erodoto, Aristotele, Erasmo, Molière, Goethe, Puskin, Balzac, Joyce e Montaigne «che perseguono molti fini, spesso disgiunti e contraddittori, magari collegati soltanto genericamente, de facto, per qualche ragione psicologica o fisiologica, non unificati da un principio morale ed estetico» (Il riccio e la volpeMilano, Adelphi, 1986, pp. 71-72). Da una parte quindi il monismo, l’attitudine a credere nella compattezza e nell’unitarietà del reale, nell’esistenza di una soluzione finale per tutte le questioni del mondo; dall’altra il pluralismo e l’ammissione dell’impossibilità di un’unica “ricetta”, quanto piuttosto la consapevolezza che nel mondo vi sia una pluralità di valori, tutti validi e in quanto tali degni di rispetto. Quella di Berlin è una critica feroce a ogni forma di totalitarismo, politico, culturale e morale, contro ogni ideologia e ogni religione imposta come dogma.

Perché dunque “il riccio e la volpe” come titolo di un blog?

Perché, sulla scorta di Berlin, credo che ogni persona, nel proprio piccolo, sia riccio o sia volpe. E credo che il più delle volte decida di esserlo consapevolmente. Per quanto mi riguarda, so come vorrei essere, ma non so se ciò che voglio corrisponda a realtà.
Per questo motivo il mio blog tenterà di non avere un unico tema e un’impostazione univoca, ma rispecchierà la pluralità dei miei interessi: i miei tentativi d’esprimermi tramite la scrittura, le mie riflessioni su quanto mi circonda, su qualsiasi cosa susciti la mia fantasia, sulle mie letture, le mie esperienze, i miei studi e i miei ascolti. Capiterà quindi di esprimere giudizi, ma farò in modo che non siano mai pregiudizi e che ogni parola sia frutto della tolleranza e dell’apertura al contraddittorio.
Questo blog sarà dunque l’occasione di scoprire se sono volpe, come mi piacerebbe essere, o se in fin dei conti non sono altro che un misero riccio, che, con la rassicurante presunzione di aver trovato la propria dimensione o di avere in tasca chissà quale verità, si sente tranquillo soltanto all’interno della propria armatura di aculei.

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Sciara - foto bwRicercatore in storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna, mi occupo di liberalismo francese del periodo post-rivoluzionario (in particolare di Benjamin Constant e Madame de Staël), di machiavellismo, di pensiero politico italiano del secondo dopoguerra (in particolare di Norberto Bobbio), di espressioni contemporanee del machiavellismo nella cultura di massa e di sovranismo. Pianista mancato e rocker fallito, sono appassionato di letteratura, enogastronomia, musica e tennis. Scrivo per (e con) passione dalla mia amata Torino. 

Per la mia attività accademica visita la mia pagina istituzionale sul sito dell’Università di Bologna.

Per le mie pubblicazioni accademiche visita il mio profilo su Academia.

Per contattarmi: giuseppe.sciara@gmail.com

8 Comments

  1. Credi quindi che la Mme Renard sia sempre superiore alla “supposta tranquillità” del riccio? te lo dico perché alterno situazioni in cui mi sento molto più volpe a momenti in cui essere riccio mi salva da situazioni che altrimenti non sarei in grado di gestire…

    1. senti sciara, va bene tutto ,anche il fatto che hai bisogno di sentirti meno sfigato attirando attenzioni…ma basta con sto tennis messo ovunque: sei una pippa che non azzecca 7 scambi di seguito e che si atteggia come fosse federer… cerca di esser meno ridicolo, per favore, sei alto come la racchetta e giochi come il fratello scarso di fantozzi. tutto il circolo ti ride dietro.

  2. Un siffatto cocente epocale momemento di paradigmatico cambiamento sociale, econimico, finanziario (degli investmenti rimessi al digitale click d’un logaritmo un criterio che ci sta sempre erodendo sovranita’ e diritti… ) dove, sempre piu’ innelluttabilite diventa il multiculturalismo della immanente globalizzazione in una sempre maggiore accelerazione (Moore) quellw che sta rendendo liquida (Baumann) e volatile la realta’, non possiamo continuare a rmanere prigionieri di vecchi soliti archetipi… bensi’ approdare a nuove piu’ dinsmiche soluzione… pertanto anche gli aspetti elettoral-istituzionali non possono esimersi dal diversi aggiornare specialmente per quanto attenga ai meccanismi preposti alla determinazione delle rappresentanze politiche!? E’ per l’appunto che si propone il sistema elettorale SEMIALTERNO per ricreare quel necessario dinamico contendibile BIPOLARISMO APERTO per infodere accountability ovvero più pronti ed efficaci controlli senza ogniqualvolta ruchiamare in ogni “Cantone” la Magistratura… ecc. vedi Post in rete nel merito!

  3. “Ciao, Gianni… Se amo il tennis è anche grazie a te… Se amo leggere di tennis è soprattutto grazie a te…”

    hahahahahahhahahahahahahahhahaahahha

    nel mondo esistono le persone normali e i “saputi” che si danno sempre troppa importanza, che hanno perso il senso del reale, famelici di attenzioni: si chiamano complessati.
    è totalmente inguardabile il tennis che “giochi”, sembri un orsacchiotto peloso impacciato nei momvimenti che nn azzecca 4 scambi di seguito. se clerici avesse mai saputo di esser stato da ispirazione per un tale scempio estetico probabilmente avrebbe rriconsegnato la tessera da giornalista chiedendo unilmente scusa! RIPIGLIATI.

    1. Tanto per iniziare, amare il tennis e amare leggere di tennis non significa saperlo giocare bene, per cui la tua critica non sta né in cielo né in terra. In secondo luogo, ti sei preso la briga di scrivere qui commentando un mio post su Facebook. Lo hai fatto qui in anonimo e non lì a volto scoperto e questo già dice molto di te. A me spiace solo per i tuoi due figli…

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