Bukowski, la durezza della vita e il rispetto per sé stessi

Ogni volta che mi dedico alla lettura di un libro di Bukowski ho sempre l’impressione che il confine tra il genio e la normalità sia molto labile. Ho da poco terminato di leggere con una certa avidità Storie di ordinaria follia. Qualche anno fa Compagno di sbronze e Pulp mi avevano introdotto nel suo mondo, ma credo che i racconti contenuti in questa raccolta siano i più adatti ad approcciarsi alla narrativa di questo scrittore e poeta, divenuto da anni autore cult e sul quale sono stati scritti ormai fiumi di parole.
Non è difficile intuirne il motivo: la narrazione di Bukowski affascina per il suo estremo realismo. Non c’è retorica, non ci sono trame sensazionali: i suoi racconti sono pura vita. La vita dell’uomo Bukowski: sempre sbronzo, malato di scommesse, con il chiodo fisso del sesso e l’incapacità di tenersi un impiego stabile. Troppo forte il richiamo della libertà, troppo forte il richiamo dell’arte, la voglia di esprimere sé stesso, ma anche la consapevolezza della propria debolezza e dei propri vizi e, in fondo, la convinzione dell’impossibilità di combatterli.
La narrativa di Bukowski, a un esame superficiale, appare esclusivamente ancorata al lato materiale della vita, alla bassa quotidianità, alle cattive abitudini di un uomo che non è in grado di condurre un’esistenza ordinata. In realtà è un lucidissimo viaggio nell’interiorità dell’individuo. Forse poche altre volte nella storia della letteratura l’essere umano viene tratteggiato con lo stesso realismo, nei suoi aspetti più biechi, nei suoi vizi e nei suoi impulsi autodistruttivi. Ma questo realismo non suscita ribrezzo in noi lettori, né tanto meno pietà, perché c’è sempre un aspetto, un’azione o un pensiero che rende il protagonista del racconto talmente umano da farcelo sentire vicino, da farci sentire in qualche modo simili a lui. Anche se spesso ci vergogniamo di ammetterlo.
Bukowski invece non si vergogna di mettersi a nudo, perché in ogni vicenda ciò che mai viene a mancare in un suo racconto, ciò che forse racchiude un po’ tutta la sua poetica è qualcosa che raramente si trova nei narratori di storie: il rispetto e l’onestà verso sé stessi. L’onestà di ammettere di non essere tagliato per una vita “normale”, di non potere accettare che il mondo vada in un certo modo, l’onestà di non piegarsi alle tremende regole che la società e lo Stato impongono. Certo, il prezzo da pagare spesso è altissimo, ma alla fine per Bukowski è sempre preferibile vivere di stenti piuttosto che tradire il proprio modo d’essere e le proprie aspirazioni.

Così, nonostante le vicende raccontate, nonostante le immagini di desolazione, mi sembra che nella sua narrazione, satura di pessimismo, ci sia sempre un messaggio positivo: anche chi tocca il fondo, chi termina gran parte delle proprie giornate in stato d’incoscienza per via dell’alcool, anche chi è costretto ai lavori più umili pur di sbarcare il lunario (senza peraltro resistere più di un paio d’ore nell’inferno della routine lavorativa), può trovare la strada per realizzare sé stesso. E, in fondo, basta così poco: basta ammettere prima di tutto a noi stessi che ciò che vogliamo non è ciò che il mondo esterno ci impone. Basta esercitare ciò che ci rende davvero esseri umani: la libertà di scelta.

6 Comments

  1. Non ho mai letto gli scritti di Bukowski, ma mi hai fatto venir voglia di iniziare, magari seguendo proprio il tuo consiglio, di leggere “Storie di ordinaria follia” per primo. Sarebbe davvero bello poter vivere esclusivamente secondo la propria natura ed inclinazione, ma la paura, il timore dei giudizi della società, la rinuncia a tante cose materiali e non, fanno quasi sempre fare un passo indietro.

    1. Esattamente.. Buk mi piace perché, come i protagonisti delle sue storie, è andato avanti sempre per la propria strada.. Leggilo, non te ne pentirai! 🙂

  2. Con queste parole mi hai incantato, nonostante non abbia mai avuto simpatia per le opere di Bukowski…probabilmente perchè l’ho approcciato in modo superficiale!! Bravo! Bel pezzo!!! 🙂

  3. Anche se non ho mai amato molto Bukowski, credo tu abbia fatto una descrizione splendida e affascinante della sua arte. Complimenti, Giuseppe, leggerti è sempre un piacere 🙂

    1. Gabri, ti ringrazio molto… Commenti come i tuoi danno la carica per proseguire con il blog! Ps: Credo che Bukowski sia il classico autore che o si ama o si odia!!! 😉

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